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La mia pratica si incarna in un insieme eclettico di opere caratterizzate da un'ampia varietà di gesti, che vanno dalla spontaneità all'impulsività, dalla cura al rituale. Spesso immagino le mie creazioni come un insieme scenografico e immersivo dove sculture, performance, testi e installazioni integrano materiali modesti e grezzi, saperi tradizionali o micro-storie dimenticate.


La mia principale fonte di ispirazione è l'immaginario rurale e mistico della mia regione natale, l'Abruzzo, in particolare l'eredità trasmessa dalle donne della mia famiglia, ma mi ispiro in generale da qualsiasi tipo di esperienza soprannaturale legata alla percezione di forze occulte e invisibili.

 

Vedo il recupero delle particolarità locali non come un segno di un ripiego su di sé ma come la possibilità di creare una percezione molteplice e stratificata delle cose, nello spazio come nel tempo, in cui le opere diventano singolarmente portali verso altri mondi normalmente inaccessibili e lontani.

La dimensione apotropaica e quella mnemonica vanno di pari passo, come nelle imagines agentes*, favorendo la narrazione, il dispiegamento dell'immaginazione, la riattivazione di ricordi d'infanzia senza alcun senso delle proporzioni. In questo folklore inventato, dove ibridazioni e accumulazioni mescolano tradizioni e credenze collettive, si manifesta l'energia di geni, spiriti invisibili e creature bizzarre.

Stimolando una prospettiva antropologica, le mie creazioni rivelano una visione animista, quasi magica, come oggetti di culto contemporanei liberati da ogni dogmatismo religioso. Si genera così un sincretismo in cui il fantastico e il diabolico, il corpo e lo spirito, l'arte vernacolare e le belle arti si fondono nella mia personale mitologia.

*Tecnica retorica e mnemonica che consiste nel costruire mentalmente immagini che colpiscono l'immaginazione per ricordare fatti o concetti complessi.

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